Il cyberbullismo e i social network
Il bullismo (cyber e non) miete ogni anno ed in tutto il mondo un consistente numero di vittime. La scuola e la società non educano con costanza al rispetto dell’altrui ed alla gestione delle situazioni di criticità sino al momento in cui accade una tragedia. Reputato un problema di second’ordine soprattutto presso i luoghi di aggregazione giovanile, si legge nel comportamento dei bulli (spesso additati come elementi provenienti da contesti disagiati, quasi a demonizzarli, quando invece i più meschini sono proprio coloro che, avendo tutto, lo fanno per noia) un atteggiamento prettamente bambinesco, che non comporta nessun danno lesivo della dignità. “Sono solo ragazzate” spesso si dice, quando invece chi meglio di un ragazzino può sapere quali tasti dolenti toccare con subdola cattiveria nell’animo di un coetaneo per farlo ammalare di paranoia, ansia e terrore?
Spesso tutto incomincia per scherzo, all’interno del gruppo più o meno coeso, quando qualcosa accade e nell’immediato sembra non provocare nessuna reazione disordinata, risate a parte; spesso si viene incitati od il gruppo lancia una sfida che, per questioni d’orgoglio e di ambizione, difficilmente qualcuno non raccoglie. La moderna tecnologia, tuttavia, è in costante agguato e fissa per sempre l’istante della bravata. Immediatamente il “contenuto multimediale” (foto, video, ecc) compare nella rete, intesa non solo come Internet, ma anche come “rete sociale”, habitat naturale del nativo digitale: basta una didascalia strumentalizzata o semplicemente l’eloquenza del contenuto estrapolato impropriamente dal contesto d’origine a dare il via alla persecuzione senza fine e dagli echi sconfinati che nessuno sembra attendersi mai.
I social network sono le oramai tradizionali piattaforme di lancio da cui il cyber-bullismo prende piede: è tra le loro pagine che qualsiasi informazione viene strumentalizzata, distorta, in maniera tale da comunicare disagio, spesso e volentieri solamente per creare sensazione. Da membro del gruppo improvvisamente si diventa vittima isolata, gli amici scompaiono, ci si sente traditi ed umiliati, e sarà per via della giovane età degli interessati, ma tutto sembra prendere proporzioni gigantesche, insostenibili, che spesso spianano la strada ad atti sconsiderati come l’autolesionismo, il consumo di stupefacenti e di alcolici, sino ad atti ancor più estremi e definitivi, come il suicidio (come la cronaca nera ci ricorda in occasioni come questa e questa).
Il bullo può essere chiunque, come chiunque più diventare vittima. Tutto può nascere da un dissapore e diventare vendetta, di un’inimicizia da parte di una o più persone; spesso la genesi del bullismo si riscontra anche in un gesto goliardico a partire dal quale la situazione degenera. C’è chi sostiene che il cyber-bullismo sia più lesivo di quello tradizionale a causa dell’enorme strascico emotivo che comporta e delle sue dimensioni dilatate ed ingestibili, ma io avvaloro l’ipotesi sostenuta anche da altri che la violenza psicologica sia la medesima anche e soprattutto perchè il nativo digitale dà per scontato, coerentemente alla sua natura, che Internet ed il mondo al di fuori dalla sua porta di casa coincidano.
E gli adulti, gli educatori, i genitori, dove sono e che ruolo giocano all’interno di una simile situazione? Spesso l’adolescente si auto-convince di essere “rimasto solo” e non affronta con lucidità la situazione: i genitori non si accorgono del danno fino al momento in cui è la salute del ragazzo a pagarne le conseguenze. Il genitore in primis dovrebbe educare il figlio a soprassedere sulle maldicenze, perchè dopotutto una “presa in giro” nasce e muore sulla bocca di chi la concepisce; importante è anche educare alla riflessione, l’insegnare che tutte le azioni hanno una conseguenza e che i mezzi mediatici (come Internet e la tecnologia sempre più a portata di mano) vanno conosciuti in profondità ed utilizzati con giudizio e cognizione di causa. Capita a volte che il problema emerga quando oramai è troppo tardi: la reputazione del ragazzo è rovinata nella Rete e conseguentemente lo è anche nella realtà quotidiana, è allora che inizia a vivere con insofferenza e terrore qualsiasi esperienza sociale poiché sa che è là fuori che si nasconde il proprio aguzzino.
Non credo esista una soluzione univoca al problema. La prevenzione gioca un ruolo importante nel tenere a bada un fenomeno che dilaga e provoca conseguenze profonde su chi lo vive. Nelle sedi scolastiche e di principale aggregazione prendere provvedimenti seri ed autoritari nei confronti di coloro che sono sorpresi a praticare atti di bullismo verso coetanei e minori è altresì di fondamentale importanza per insegnare che, dopotutto, rovinare la reputazione di un coetaneo non è una questione da prendere con leggerezza. Le punizioni devono essere severe e rese pubbliche (quasi a voler ricordare una dantesca legge del contrappasso per analogia), in maniera da dissuadere futuri bulli e da insegnare che la diffamazione non è tollerata, né da ragazzi, né mai nella vita adulta di qualsiasi uomo o donna.