Google, il ‘Grande Fratello’ della rete

google_privacyEra nell’aria e infatti l’istruttoria nei confronti di Google per presunta violazione della privacy degli utenti è arrivata. Le autorità per la protezione dei dati personali di alcuni stati europei (principalmente Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia) hanno deciso di costituire una ‘task force’ con l’intento di contrapporsi ad alcune decisioni intraprese dalla società di Mountain View.

Infatti le nuove regole adottate da Google violano la Direttiva Europea in tema di privacy, permettendo al motore di ricerca di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano due o più servizi (Gmail, Youtube, GoogleMaps …) e di poter perfezionare così la loro profilazione. Sempre secondo il garante , Google  raccoglie i dati dei propri clienti in maniera massiva e su larga scala, in alcuni casi senza chiedere il consenso e senza fornire informazioni adeguate circa i dati personali usati. In questo modo a nessuno è consentito sapere quali informazioni siano trattate specificamente per il servizio di cui si sta usufruendo.

Questa però non è l’unica denuncia ricevuta dalla società americana; infatti il mese scorso Google è stato condannato a pagare una multa di 145mila euro per aver registrato, illegalmente, dati privati scaricati da reti senza fili (wireless) non protette da password. Secondo quanto è stato reso noto Google avrebbe registrato indebitamente e-mail, password, foto e protocolli di chat di alcuni ignari utenti, tra il 2010 e il 2012. Questi dati sarebbero stati sottratti durante le escursioni fotografiche per la realizzazione di Street View, il noto servizio che permette di percorrere virtualmente le strade di tutto il mondo.

Tali  violazioni della privacy sono principalmente dovute a un nuovo modello di businnes che, da qualche anno, sta prendendo piede grazie al numero sempre crescente di utenti che utilizzando il World Wide Web. Questo consiste nello sfruttamento di dati sensibili raccolti su larga scala con lo scopo di fornire servizi sempre più personalizzati, mirati alle esigenze dell’utente. Fino a qui nessun problema, se non fosse per il fatto che queste operazioni di raccolta delle volte avvengono a scapito degli ignari utenti, anche perché non è sempre possibile raccogliere grandi quantità di dati per mezzo dei canali tradizionali.

L’opinione comune è che Google suddivida i propri utenti in categorie e utilizzi le informazioni personali principalmente per due fini:
– ottimizzare i risultati del motore di ricerca;
– personalizzare i servizi offerti in base alle esigenze del gruppo d’utenza.

Naturalmente, poiché questa attività il più delle volte risulta essere ai confini della legalità, è necessario che gli organi di vigilanza europei continuino a sorvegliare scrupolosamente le azioni della multinazionale americana al fine di tutelare al meglio la privacy degli utenti ed evitare azioni scorrete. Quello che molti si auspicano è la possibilità di cambiare, in un futuro prossimo, il modello di businness attuale offrendo servizi sempre più personalizzati indipendentemente dall’utilizzo di dati sensibili appartenenti ai fruitori dei servizi.

Davide Mezzera